29 gen 2012

giorno della memoria (iniziative del Parco della Pace

Il 31 gennaio l'incontro con Mauro Betti, deportato nei lager di Gross-Rosen e Flossenbürg;

il 3 febbraio l'iniziativa con lo Spi-Cgil nazionale e la Regione Toscana: presenti il segretario generale dello Spi, Carla Cantone e il presidente Enrico Rossi


In occasione del Giorno della Memoria si svolgeranno a Sant'Anna di Stazzema

due importanti eventi dedicati alle scuole e alla cittadinanza. Martedì 31 gennaio, a partire dalle ore 10:00, Mauro Betti, Presidente Aned Pisa e deportato nei lager di Gross-Rosen e Flossenbürg, incontrerà le scolaresche dell'Istituto comprensivo "Martiri di Sant'Anna" di Stazzema e gli studenti della scuola media di Brugnato. Venerdì 3 febbraio, dalle ore 15:00, si svolgerà l'iniziativa organizzata dal comune di Stazzema assieme allo Spi-Cgil nazionale, Regione Toscana, Provincia di Lucca e Unione Universitari alla quale prenderanno parte Carla Cantone, segretario generale Spi-Cgil, ed Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana. "Saranno due giornate intense ed importanti"- commenta il sindaco di Stazzema, Michele Silicani-"con le quali intendiamo onorare il Giorno della Memoria per ricordare lo sterminio e le persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti, coinvolgendo scuole e istituzioni. La presenza di Betti, il 31 ge nnaio, è un'opportunità per tutti i ragazzi di conoscere attraverso un testimone la tragedia e l'orrore dei campi di concentramento. Il 3 febbraio saranno a Sant'Anna Carla Cantone, segretario generale Spi-Cgil, ed Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana a ulteriore dimostrazione del profondo legame con il Parco Nazionale della Pace e i suoi valori. Lo Spi-Cgil ha dimostrato una grandissima sensibilità, donando 10 mila euro a Sant'Anna di Stazzema accogliendo l'appello lanciato mesi fa per scongiurare la chiusura del Museo. Un provvedimento evitato grazie all'intervento del presidente Rossi che ci ha fatto sentire ancora più orgogliosi di essere toscani". Il conto corrente aperto dal comune per sostenere il Museo è: IT06L0872670250000000730185- Banca Versilia Lunigiana Garfagnana -Agenzia Pontestazzemese - causale "Salviamo il Parco Nazionale della Pace di Sant'Anna di Stazzema".
"Allo Spi-Cgil va il ringraziamento più sentito per questo grande contributo che ci aiuta a recuperare il mancato trasferimento dello Stato nel 2010 insieme ai versamenti che sono arrivati da tanti cittadini, enti ed istituzioni"- aggiunge il sindaco Silicani. "E' un grande onore avere a Sant'Anna Cantone e Rossi e li ringrazio per il loro impegno profuso per Sant'Anna di Stazzema". L'iniziativa del 3 febbraio, nei locali del Museo Storico di Sant'Anna di Stazzema, prenderà il via alle ore 15:00; interverranno Michele Silicani, Sindaco di Stazzema; Daniela Cappelli, Segretario generale Spi-Toscana; Stefano Baccelli, Presidente Provincia di Lucca; Giampaolo Mati, Segretario Generale Cgil Lucca; Michele Orezzi, UDU - Unione Universitari; un rappresentante Associazione Martiri di Sant'Anna di Stazzema e le conclusioni saranno affidate al Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi e al Segretario generale Spi-Cgil, Carla Cantone. L'ingresso è libero. Nell'ambito delle iniziat ive relative al Giorno della Memoria, una delegazione del comune di Stazzema e dell'associazione Labaro delle Mulina sarà a Castello Tesino (TN) sabato 28 gennaio per un convegno su Don Fiore Menguzzo, parroco delle Mulina, trucidato con i suoi familiari il 12 agosto 1944.



Museo Storico della Resistenza di Sant'Anna di Stazzema
tel/fax 0584.772025 - tel. 0584.772286
www.santannadistazzema.org
santannamuseo@comune.stazzema.lu.it

27 gen 2012

Per il giorno della memoria

 

Attraversiamo l’Austria, ancora bella, intatta, con le casette linde , con i gerani rossi sui davanzali. A Norimberga scendiamo per una lunga sosta. Due prigionieri mongoli vengono circondati dagli alpini curiosi, assediati, come se fossero due animali feroci in gabbia. Sono spauriti. C’è anche un gerarca fascista, un dirigente del fascio all’estero, che sia gita nel rendere omaggio a noi alpini che andiamo al fronte. E’ molto servizievole. Lo guardiamo male, come si guarda un imboscato. La Germania ci appare come un Paese ordinatissimo, dove tutti sono militarizzati, dove tutti sono in divisa.

In Polonia il paesaggio cambia. Immense distese di terra che si perdono all’orizzonte. Ogni tanto un treno distrutto, capovolto. Per la prima volta sentiamo parlare dei partigiani, che sarebbero attivi e feroci. A Varsavia il primo incontro con gli ebrei. Ci chiediamo chi siano questi civili- donne, uomini, bambini- vestiti di stracci , tutti marchiati con una stella gialla sul petto e sulla schiena, che vagano sui nostri binari, con le SS che li controllano con le armi puntate. Tutti gli ebrei hanno un secchio e una scopa. Sono addetti alla pulizia della stazione, devono raccogliere i rifiuti della nostra tradotta. Voglio capire, cerco di capire. A Terèspol altra sosta, altri ebrei. C’è un vecchio con una lunga barba bianca inginocchiato, con in mano un crocifisso. E ostenta quel crocifisso verso la tradotta. Vuol dirci che la nostra è un guerra maledetta!

Stolpce, in Ucraina, gli ebrei sono più numerosi Decidiamo di rinunciare a una parte del nostro rancio caldo. La sosta è più lunga del solito. Giuseppe Grandi mi parla, ci parliamo, preparando il rancio. Questa gente muore di fame. Ne distribuiamo una parte , eludendo la sorveglianza delle SS. Gli alpini sono scesi tutti tradotta, e nella confusione gli ebrei riescono ad avvicinarsi a noi, a raccattare un mestolo di minestrone nelle loro scatole di conserva vuote.

Una giovane donna riesce a farsi capire parlando in latino. Dice che poco lontano c’è un campo di sterminio: ogni giorno vi muoiono 300 ebrei. In me è come se si spezzasse qualcosa. Voglio capire bene, voglio capire tutto. E guardo, e fotografo con gli occhi tutto quello che vedo. Comincio a guardare i tedeschi con odio. La mia ignoranza è catastrofica. Non so nulla dei campi di sterminio. Ma mi rendo conto che la guerra dei tedeschi non è la mia guerra. E questo sentimento mi spaventa, mi angoscia. Non avevo capito niente del fascismo; nulla delle razziali del 1938. E chi non capisce nel momento giusto rischia di capire quando è troppo tardi.”


Nuto Revelli“LE DUE GUERRE- Guerra fascista e guerra partigiana” Einaudi
 


24 gen 2012

Requiem For Talunkwun Island (poesia)











L'isola di Talunkwun, che nella lingua Haida significa Fosforo, appartiene alle Moresby meridionali
nel gruppo delle isole Queen Charlotte.
Durante gli ultimi anni il disboscamento indiscriminato sulle sponde dell'isola
ha provocato frane e massicce erosioni, rendendo impossibile il rimboschimento.

What do you think they will attain by their ships
that death has not already given them?
-William Carlos William


Le rocce sommerse dormivano,
simili a balene non li fermavano,
neppure i venti che spingevano a riva
le nostre canoe e mandavano
i gabbiani in cerca d'alghe a gridare all'interno.
Credevamo nuvole le loro vele
e come potevamo saperne di più.
Il cielo era scuro, nero;
la mia vecchia nonna colse frutti di rovo
e li nascose sotto il cappello.

Le navi venivano a fare commerci-
le nostre ricchezze erano ben poca cosa allora,
niente ora.
Mia madre andò a mendicare
quell'inverno. Ragazza giovane, si fece
più posata, più vecchia.

Con mani sane per lei
avrei scolpito qualcosa, la luna
stretta nel becco di un corvo,
ma dove trovare un legno adatto,
o lo spirito giusto.
Accesi un fuoco allora e rimasi
in piedi in mezzo ai tizzoni. Una nave salpò
e l'oscurità scagliò i dormienti
fuori dalla stiva.

SEntii lacrime scendere sul mio giovane viso
come pioggia sulla roccia di un monte.
Qualcosa era perduto; lo avvertii
seguendo l'orma di un cervo fino
alla costa.

Fu il viaggio di un giorno
ma mi prese tutta la vita.
Alla fine trovai un'autostrada
gente che viveva nelle case.
Gli alberi erano stati tagliati
la terra venduta per una miseria.
I vecchi nomi erano scomparsi e i
corvi, per una volta tanto, tacevano.

Presi gli occhi di un gufo
e me li cucii in testa.
Presi la forcella di un feto
e la premetti sul petto.
Volai su tra le nuvole
e imbrattai di terra il cielo.
Il cielo si lamentava, come fa
la morte, dalle radici.

Susan Musgrave






poesia tratta dal libro:
PERSISTENZA DELLA POESIA E DISTRUZIONE DEL MONDO
testi e studi di poesia anglofona postcoloniale
a cura di
Elsa Linguanti