Non mi ricordo dove e come mangiassimo; certo, in segreto, ci scambiavamo i succhi della nostra gioventù, io almeno penso di essermi nutrito principalmente della figuretta vivace, dei maglioncini grigi, delle sottane dal taglio sportivo, del viso senza rossetto. Non mi sognavo nemmeno di corteggiarla. Lei si spogliava , quando andavamo a dormire, anche nella paglia; io mi voltavo dall’altra parte ad aspettare che si spogliasse, chiaccherandole. Quando eravamo distesi uno vicino all’altra, le chiaccheravo un altro po’, poi dicevamo: "dormi bene", e dormivamo.
Dev’essere la più graziosa partigiana del secolo, pensavo; certamente la più elegante. Quando mi svegliavo prima di lei alla mattina, e me la trovavo accanto, trasalivo. La guardavo dormire , serena, carina, dolcemente posata sulla paglia. Come si concentrano le cose: si taglia il grano, si ammucchia la paglia, si allevano i bambini e le bambine, si cominciano le guerre, cento correnti s’incrociano, e a un certo punto c’è la Simonetta in questa guerra, su questa paglia.
So ancora com’erano gli occhi guardati da vicino vicino; nella vita normale non erano quelli che si dice begli occhi, di quelli che paiono fiori, o stelle; erano occhi qualunque, tra il verde e il grigio direi, giovani, abbastanza attraenti. Invece guardandoli da vicino, si scopriva una qualità singolare; erano variopinti, e contenevano la miniatura di un bel giardino, nel quale mi pareva di entrare.
brani tratti da
"I PICCOLI MAESTRI"
di LUIGI MENEGHELLO