Qualche settima fa, facendo distrattamente zapping , mi sono imbattuta in un programma dedicato alla narrativa e non solo, su una televisione locale toscana (che, molto probabilmente, con l'arrivo del digitale terrestre sarà cancellata..). Intervistavano un medico. scrittore , poeta ma soprattutto un uomo che per quello che diceva mi ha subito colpito...Parlava di malattia mentale, e ne parlava in un modo più moderno del moderno, quasi rinnegando quello che era stato il suo lavoro. Lui che i malati voleva mandarli fuori perchè solo fuori dal manicomio si guarisce, lui che coi malati cercava il dialogo e quello che ne era scaturito solo con la poesia poteva esternarlo...
Ha raccontato la storia di un uomo... A San Salvi c'era uno casetta di legno dove i pazienti del manicomio andavano ad incontrare gli artisti, in questa casetta un uomo stava sempre rivolto verso il muro e parlava, parlava col muro... Secondo tutti faceva così perchè non era normale il suo cervello ma Giorgio Antonucci, questo il nome del medico e poeta, si avvicinò a lui e cominciarono a parlare. finalmente l'uomo che parlava al muro poteva rivolgersi a qualcuno, semplicemente nessuno prima di allora l'aveva fatto, questa era per buona parte la sua malattia... Una grande solitudine immersa in una ancora più grande disumanità.
Era stato mandato a combattere in Russia, lui che, analfabeta i Russi non sapeva nemmeno chi fossero e che la Russia chissà dov'era.. Laggiù fu protagonista di una guerra crudele, avanzata e ritirata, subì il congelamento, riuscì ad uscire da quella situazione disumana ma, arrivato a casa non trovò più nessuno della sua famiglia. Il dolore e l'impossibilità di confrontarsi con chi potesse capirlo (e questo è stato il dolore più grande di quasi tutti i reduci di quella guerra)lo fece cadere forse in un esaurimento nervoso, forse depressione e così, da una situazione disumana passò ad un altra: il manicomio.
Giorgio Antonucci dedica a questo reduce della guerra di Russia e poi rinchiuso nel manicomio di San Salvi, questa poesia. Purtroppo nel cercare carta e penna ho perso il titolo, e ho trascirtto velocemente il testo quindi spero di non aver commesso errori. In ogni caso le poesia sono raccolte in un libro, cercatelo...
Ha raccontato la storia di un uomo... A San Salvi c'era uno casetta di legno dove i pazienti del manicomio andavano ad incontrare gli artisti, in questa casetta un uomo stava sempre rivolto verso il muro e parlava, parlava col muro... Secondo tutti faceva così perchè non era normale il suo cervello ma Giorgio Antonucci, questo il nome del medico e poeta, si avvicinò a lui e cominciarono a parlare. finalmente l'uomo che parlava al muro poteva rivolgersi a qualcuno, semplicemente nessuno prima di allora l'aveva fatto, questa era per buona parte la sua malattia... Una grande solitudine immersa in una ancora più grande disumanità.
Era stato mandato a combattere in Russia, lui che, analfabeta i Russi non sapeva nemmeno chi fossero e che la Russia chissà dov'era.. Laggiù fu protagonista di una guerra crudele, avanzata e ritirata, subì il congelamento, riuscì ad uscire da quella situazione disumana ma, arrivato a casa non trovò più nessuno della sua famiglia. Il dolore e l'impossibilità di confrontarsi con chi potesse capirlo (e questo è stato il dolore più grande di quasi tutti i reduci di quella guerra)lo fece cadere forse in un esaurimento nervoso, forse depressione e così, da una situazione disumana passò ad un altra: il manicomio.
Giorgio Antonucci dedica a questo reduce della guerra di Russia e poi rinchiuso nel manicomio di San Salvi, questa poesia. Purtroppo nel cercare carta e penna ho perso il titolo, e ho trascirtto velocemente il testo quindi spero di non aver commesso errori. In ogni caso le poesia sono raccolte in un libro, cercatelo...
Mi hanno mandato in Russia a uccidere
A uccidere
Gelo del vento
Gelo delle acque del Don
Vetri rotti nelle piccole case del Don
Mi hanno mandato in Russia a uccidere
A uccidere
Gelo del vento
Gelo delle acque del Don
Vetri rotti nelle piccole case del Don
Mi hanno mandato in manicomio a morire
A morire
Gelo del vento
Gelo delle acque del Don
Vetri rotti nelle piccole case del Don
L'agonia di un uomo non è tutto
Quello che conta è il regolamento
Le regole del campo
Fatelo con ordine
Tagliatemi a pezzi
Uccideteli tutti
L'agonia di un uomo non è tutto
Quello che con ta è il regolamento
Le regole del campo
fatelo con ordine
Tagliatemi a pezzi
Uccideteli tutti
A uccidere
Gelo del vento
Gelo delle acque del Don
Vetri rotti nelle piccole case del Don
Mi hanno mandato in Russia a uccidere
A uccidere
Gelo del vento
Gelo delle acque del Don
Vetri rotti nelle piccole case del Don
Mi hanno mandato in manicomio a morire
A morire
Gelo del vento
Gelo delle acque del Don
Vetri rotti nelle piccole case del Don
L'agonia di un uomo non è tutto
Quello che conta è il regolamento
Le regole del campo
Fatelo con ordine
Tagliatemi a pezzi
Uccideteli tutti
L'agonia di un uomo non è tutto
Quello che con ta è il regolamento
Le regole del campo
fatelo con ordine
Tagliatemi a pezzi
Uccideteli tutti
Giorgio Antonucci, medico, poeta, scrittore, psicanalista, primario del raparto Autogestito dell�ospedale psichiatrico, �Lolli�, di Imola. Nella sua pratica ultraventennale non � mai ricorso al Trattamento Sanitario Obbligatorio e ha mostrato come sia possibile occuparsi in pratica di pazienti psichiatrizzati senza l�utilizzo di metodi coercitivi. Ridando dignit� e libert� ai reclusi della psichiatria. � presidente onorario del comitato scientifico di Gi� le mani dai Bambini, membro onorario dell�Associazione Europea di Psicoanalisi, socio onorario dell� Osservatorio Italiano Salute Mentale, membro del comitato scientifico dell�Universit� Popolare di MusicArterapia. Collabora con il Comitato dei Cittadini per i Diritti dell�Uomo.
"La psichiatria non è una scienza. La psicologia è un giudizio arbitrario che valuta le persone e, a volte, le uccide."
l'esaurimento è sempre dietro l'angolo.
RispondiEliminanon tutti i dolori sono sopportabili.
non tutti i caratteri sono forti.
bisognerebbe avere più comprensione, ma quanto è difficile! tanto quanto riceverla.
la citazione che hai messo mi piace molto.
la certezza e la verità, in fondo, non riposano in modo esatto e preciso in alcuna scienza.
Chiara: credo che la cura migliore per la malattia mentale sia sempre l'affetto e nell'affetto c'è sempre una buona dose di comprensione... purtroppo esistono casi così estremi...e resta solo un grande senso di impotenza. Una vita tutta fatta di dolori quella di questo reduce, come quella di tante altre persone...per fortuna esistono anche medici illuminati, anche se sono sempre messi in un angolo pieno difficoltà...
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