Fame e macerie sotto i mortai
Come l'acciaio resiste la città
Strade di Stalingrado di sangue siete lastricate
Ride una donna di granito su mille barricate
Sulla sua strada gelata la croce uncinata lo sa
D'ora in poi troverà Stalingrado in ogni città
L'orchestra fa ballare gli ufficiali nei caffè
l'inverno mette il gelo nelle ossa
ma dentro le prigioni l'aria brucia come se
cantasse il coro dell'armata rossa
La radio al buio e sette operai
sette bicchieri che brindano a Lenin
e Stalingrado arriva nella cascina e nel fienile
vola un berretto un uomo ride e prepara il suo fucile
Sulla sua strada gelata la croce uncinata lo sa
D'ora in poi troverà Stalingrado in ogni città
СТАЛИНГРАД
Голод и руины бок о бок со смертью.
Как сталь стоит до последнего город.
Улицы Сталинграда залиты кровью;
смеётся каменная женщина на тысячах баррикад.
На его морозных улицах свастика не знает
Что когда-то потом воспоют Сталинград, этот город в огне.
Оркестр сыграет ему в офицерском кафе,
зима напустит крепкие морозы,
но в тюрьмах обжигает мотив, как будто
поёт хор Красной Армии.
Радио в темноте и семеро рабочих,
семь стаканов поднятых за Ленина,
и Сталинград пришёл и в хлев, и на сеновал,
летит фуражка, солдат смеётся и готовит свою винтовку.
На его морозных улицах свастика не знает
Что когда-то потом воспоют Сталинград, этот город в огне.
STALINGRAD
Hunger and ruins under mortar bombings
But like steel the city will resist.
Streets of Stalingrad, you are paved with blood,
A stone woman is laughing on thousands of barricades
On its frozen way, the swastika knows it well:
from now on, it will find Stalingrad in every town
The band makes the officers dance in the cafés,
all men's bones are frozen with winter cold,
but inside the jails, the air is burning as if
the Red Army choir were singing
A radio in the darkness, and seven workers,
seven glasses drinking a toast to Lenin*
and Stalingrad reaches the old farmyard and the hayloft
a cap is flung in the air, a man laughs and prepares his gun
On its frozen way, the swastika knows it well:
from now on it will find Stalingrad in every town.
Olga proveniva da una famiglia ebrea molto benestante di Monaco di Baviera,
figlia di Leo Benario e di Eugénie Gutman. L'avvocato Benario aveva
idee politiche socialdemocratiche: nel suo studio legale di Karlplatz
riceveva tanto la ricca clientela della borghesia cittadina, quanto
modesti operai che egli difendeva gratuitamente.[1]
Il successo della Rivoluzione bolscevica e la grave crisi economica e sociale in cui, nel dopoguerra, versava la Repubblica di Weimar, le fece ritenere che la soluzione positiva per la Germania
potesse trovarsi nel socialismo e così, appena quindicenne, Olga si
iscrisse al KJVD, la Lega Giovanile Comunista di Germania e, per
rendersi indipendente dalla famiglia, s'impiegò come commessa in una
libreria dell'elegante centro di Monaco.
Alla fine del 1923 conobbe e s'innamorò di Otto Braun (1900-1974), un colto ventitreenne comunista che aveva tuttavia già compiuto esperienze rivoluzionarie durante la fallita sollevazione spartachista del 1919,
il quale la consigliò le letture necessarie per la formazione di una
militante esperta. Quando questi fu chiamato dal suo Partito a Berlino, Olga non esitò a seguirlo.
Il Partito comunista tedesco, per quanto la sua attività politica
fosse permessa dalle autorità, si era data anche una struttura
clandestina: a Berlino andarono a vivere in una povera soffitta sulla
Weserstrasse e Olga assunse il nome di Frieda Wolf Behrendt, moglie di
Arthur Behrendt, ossia dello stesso Otto Braun. Nella realtà erano
amanti, ma marito e moglie soltanto sulla carta, essendo allora Olga del
tutto contraria al matrimonio, da lei considerata un'istituzione borghese che asserviva la donna all'uomo.
La corte penale di Moabit
L'attività di Olga era quella consueta di ogni militante comunista:
stampe di ciclostili, volantinaggi, picchetti alle fabbriche in
sciopero, manifestazioni, la lettura dei classici del marxismo e le riunioni con i compagni fino a notte nella birreria Müller della Zietenstrasse.[2]
Nel 1926,
mentre intanto l'influenza del Partito continuava a crescere nel paese,
Olga fu promossa segretaria politica della gioventù comunista di
Berlino. Nell'ottobre fu arrestata con Otto Braun con una serie di
accuse gravissime: partecipazione ad associazione clandestina, tentativo
di modificare con la violenza la Costituzione, alto tradimento. Accuse
però senza fondamento, tanto che il 2 dicembre, dopo due mesi di
interrogatori, fu rilasciata, mentre il suo compagno Otto rimase in
carcere senza la possibilità di ricevere visite e ottenere assistenza
legale. L'accusa nei suoi confronti era di essere una spia al soldo
dell'Unione Sovietica.[3]
Quando, dopo più di un anno di carcere, l'11 aprile 1928
Otto Braun veniva condotto, direttamente dalla prigione alla stanza del
giudice istruttore incaricato dell'inchiesta, nell'edificio della Corte
penale di Moabit, quartiere di Berlino, un gruppo di giovani, comandato
da Olga, armata di pistola, s'impadroniva del prigioniero.
L'azione fu rapida e incruenta: il gruppo riuscì a dileguarsi e vane
furono le ricerche e inutile la taglia di 5.000 marchi posta sul capo
dell'evaso. Otto e Olga stettero nascosti per qualche tempo a Berlino
poi, in auto e con falsi documenti, espatriarono in Polonia per raggiungere in treno l'Unione Sovietica.[4]
In Unione Sovietica
Olga Benario in divisa militare
A Mosca
Olga ricevette il nuovo nome di Olga Sinek, entrò a far parte del
Comitato centrale della Gioventù comunista internazionale
(«Kommunističevskij Internacional Molodeži», o KIM), e seguì un lungo
corso di addestramento militare a Borisoglebsk,
imparando a usare le armi, ad andare a cavallo, a pilotare aerei e a
lanciarsi con il paracadute: finita la relazione con Otto Braun, alla
fine del 1931, con il nome di Eva Kruger, fu inviata dall'Internazionale in missione a Parigi dove un giorno, in seguito alla sua partecipazione a una manifestazione, fu espulsa. Dal Belgio passò allora a Londra, dove fu ancora fermata dalla polizia e schedata e tornò finalmente a Mosca dove, nel 1934, fu messa in contatto con un giovane comunista brasiliano, Luís Carlos Prestes.[5]
Prestes aveva alle sue spalle una vicenda politica strettamente
legata alla recente storia del paese sudamericano. Dalla fine
dell'Ottocento le oligarchie degli Stati di San Paolo – costituite da produttori di caffè - e quelle di Minas Gerais – legate all'agricoltura, all'allevamento del bestiame e alla produzione del latte
– avevano formato all'alleanza politica, chiamata per questo motivo la
«politica del caffelatte», in base alla quale alla presidenza della
Repubblica federale brasiliana si sarebbero alternati i governatori di
questi due Stati, che erano gli esponenti politici rappresentanti quei
due maggiori potentati economici del Brasile. La ragione dell'accordo
era quella di non creare conflitti all'interno della stessa classe
dominante che esprimeva due tendenze politiche divergenti: quella dei
produttori di caffè e della borghesia commerciale, volta
all'esportazione, che necessitava di una politica economica liberista, e
quella dei latifondisti, indirizzata al consumo interno e interessata a
una politica di protezionismo economico. Il compromesso politico era
garantito da un sistema generalizzato di corruzione: brogli elettorali,
spartizioni di incarichi, favoritismi clientelari, repressione
dell'opposizione politica e sindacale.
Luis Carlos Prestes nel 1930
Nell'ottobre del 1924,
l'ingegnere e capitano dell'esercito brasiliano Luis Carlos Prestes
aveva guidato un centinaio di ribelli che, formatosi nello Stato del Rio Grande do Sul per combattere la dittatura del presidente Artur da Silva Bernardes, era risalito per il Paraná,
sperando di poter sollevare altre guarnigioni per giungere al
rovesciamento del regime. Prestes riuscì a formare solo un contingente
di 1.500 uomini che, sviluppando una forma di guerriglia,
riuscì a tenere in scacco per tre anni le forze governative senza
subire sconfitte ma senza nemmeno riuscire nell'obiettivo di sollevare
le masse contadine, così che nel 1927
Prestes, soprannominato il «Cavaliere della speranza» e comandante
della «Invitta Colonna Prestes», sciolse il gruppo combattente
espatriando in Bolivia.
Qui ricevette la visita di Astrojildo Pereira, uno dei fondatori del Partito comunista brasiliano, che lo invitò ad aderire. Prestes prese tempo: passò in Argentina e a Buenos Aires entrò in contatto con diversi esponenti comunisti latino-americani.[6]
La crisi economica mondiale del 1929 aveva messo in ginocchio anche l'economia brasiliana e spezzato i vecchi accordi tra le oligarchie: nel 1930Getúlio Vargas, espressione dei latifondisti dello Stato di Minas Gerais ma consumato populista, presentò un programma progressista e si candidò contro il paulistaJúlio Prestes
(omonimo, non parente di Luís Carlos), ma fu sconfitto. Lamentando
brogli elettorali, Vargas reagì organizzando con successo un colpo di
Stato militare - al quale aveva chiesto l'adesione di Luís Carlos
Prestes, rientrato clandestinamente in Brasile, che però rifiutò di
parteciparvi - impadronendosi del potere e rinnegando gran parte delle
promesse elettorali. Abolita la Costituzione e sciolto il Parlamento,
assunse nella sua persona il potere legislativo ed esecutivo, adottando
una politica di repressione delle organizzazioni sindacali. Dovette
soffocare una rivolta scoppiata a Recife nell'ottobre del 1931 e far fronte, l'anno dopo, all'insurrezione dello Stato di San Paolo.
A questo punto Luís Carlos Prestes pubblicò una lettera aperta, nella
quale sosteneva la necessità che i lavoratori si ponessero alla testa
di un movimento rivoluzionario: divenuto un dirigente del Partito
comunista brasiliano grazie alle pressioni esercitate direttamente dal
Comintern sul Partito brasiliano, Prestes si trasferì nel 1931 in Unione Sovietica, dove lavorò come ingegnere, studiò la teoria marxista e la tattica leninista e finalmente, incaricato dall'Internazionale comunista, alla fine del 1934
sembrò essere pronto per la difficile impresa di organizzare in Brasile
un movimento rivoluzionario. Il Comintern, di fronte al successo del fascismo
in Europa, aveva abbandonato la politica di violenta contrapposizione
alle socialdemocrazie fin lì perseguita e aveva proclamato la necessità
di un fronte unito contro i regimi reazionari: il 30 dicembre Olga e
Luís Carlos - secondo i falsi documenti, i coniugi Olga Sinek e Pedro
Fernández - partirono insieme per il lungo viaggio che doveva condurli
in Brasile.[7]