Olga proveniva da una famiglia ebrea molto benestante di Monaco di Baviera,
figlia di Leo Benario e di Eugénie Gutman. L'avvocato Benario aveva
idee politiche socialdemocratiche: nel suo studio legale di Karlplatz
riceveva tanto la ricca clientela della borghesia cittadina, quanto
modesti operai che egli difendeva gratuitamente.[1]
Il successo della Rivoluzione bolscevica e la grave crisi economica e sociale in cui, nel dopoguerra, versava la Repubblica di Weimar, le fece ritenere che la soluzione positiva per la Germania potesse trovarsi nel socialismo e così, appena quindicenne, Olga si iscrisse al KJVD, la Lega Giovanile Comunista di Germania e, per rendersi indipendente dalla famiglia, s'impiegò come commessa in una libreria dell'elegante centro di Monaco.
Alla fine del 1923 conobbe e s'innamorò di Otto Braun (1900-1974), un colto ventitreenne comunista che aveva tuttavia già compiuto esperienze rivoluzionarie durante la fallita sollevazione spartachista del 1919, il quale la consigliò le letture necessarie per la formazione di una militante esperta. Quando questi fu chiamato dal suo Partito a Berlino, Olga non esitò a seguirlo.
Il Partito comunista tedesco, per quanto la sua attività politica fosse permessa dalle autorità, si era data anche una struttura clandestina: a Berlino andarono a vivere in una povera soffitta sulla Weserstrasse e Olga assunse il nome di Frieda Wolf Behrendt, moglie di Arthur Behrendt, ossia dello stesso Otto Braun. Nella realtà erano amanti, ma marito e moglie soltanto sulla carta, essendo allora Olga del tutto contraria al matrimonio, da lei considerata un'istituzione borghese che asserviva la donna all'uomo.
L'attività di Olga era quella consueta di ogni militante comunista: stampe di ciclostili, volantinaggi, picchetti alle fabbriche in sciopero, manifestazioni, la lettura dei classici del marxismo e le riunioni con i compagni fino a notte nella birreria Müller della Zietenstrasse.[2]
Nel 1926, mentre intanto l'influenza del Partito continuava a crescere nel paese, Olga fu promossa segretaria politica della gioventù comunista di Berlino. Nell'ottobre fu arrestata con Otto Braun con una serie di accuse gravissime: partecipazione ad associazione clandestina, tentativo di modificare con la violenza la Costituzione, alto tradimento. Accuse però senza fondamento, tanto che il 2 dicembre, dopo due mesi di interrogatori, fu rilasciata, mentre il suo compagno Otto rimase in carcere senza la possibilità di ricevere visite e ottenere assistenza legale. L'accusa nei suoi confronti era di essere una spia al soldo dell'Unione Sovietica.[3]
Quando, dopo più di un anno di carcere, l'11 aprile 1928 Otto Braun veniva condotto, direttamente dalla prigione alla stanza del giudice istruttore incaricato dell'inchiesta, nell'edificio della Corte penale di Moabit, quartiere di Berlino, un gruppo di giovani, comandato da Olga, armata di pistola, s'impadroniva del prigioniero.
L'azione fu rapida e incruenta: il gruppo riuscì a dileguarsi e vane furono le ricerche e inutile la taglia di 5.000 marchi posta sul capo dell'evaso. Otto e Olga stettero nascosti per qualche tempo a Berlino poi, in auto e con falsi documenti, espatriarono in Polonia per raggiungere in treno l'Unione Sovietica.[4]
Prestes aveva alle sue spalle una vicenda politica strettamente legata alla recente storia del paese sudamericano. Dalla fine dell'Ottocento le oligarchie degli Stati di San Paolo – costituite da produttori di caffè - e quelle di Minas Gerais – legate all'agricoltura, all'allevamento del bestiame e alla produzione del latte – avevano formato all'alleanza politica, chiamata per questo motivo la «politica del caffelatte», in base alla quale alla presidenza della Repubblica federale brasiliana si sarebbero alternati i governatori di questi due Stati, che erano gli esponenti politici rappresentanti quei due maggiori potentati economici del Brasile. La ragione dell'accordo era quella di non creare conflitti all'interno della stessa classe dominante che esprimeva due tendenze politiche divergenti: quella dei produttori di caffè e della borghesia commerciale, volta all'esportazione, che necessitava di una politica economica liberista, e quella dei latifondisti, indirizzata al consumo interno e interessata a una politica di protezionismo economico. Il compromesso politico era garantito da un sistema generalizzato di corruzione: brogli elettorali, spartizioni di incarichi, favoritismi clientelari, repressione dell'opposizione politica e sindacale.
Nell'ottobre del 1924, l'ingegnere e capitano dell'esercito brasiliano Luis Carlos Prestes aveva guidato un centinaio di ribelli che, formatosi nello Stato del Rio Grande do Sul per combattere la dittatura del presidente Artur da Silva Bernardes, era risalito per il Paraná, sperando di poter sollevare altre guarnigioni per giungere al rovesciamento del regime. Prestes riuscì a formare solo un contingente di 1.500 uomini che, sviluppando una forma di guerriglia, riuscì a tenere in scacco per tre anni le forze governative senza subire sconfitte ma senza nemmeno riuscire nell'obiettivo di sollevare le masse contadine, così che nel 1927 Prestes, soprannominato il «Cavaliere della speranza» e comandante della «Invitta Colonna Prestes», sciolse il gruppo combattente espatriando in Bolivia.
Qui ricevette la visita di Astrojildo Pereira, uno dei fondatori del Partito comunista brasiliano, che lo invitò ad aderire. Prestes prese tempo: passò in Argentina e a Buenos Aires entrò in contatto con diversi esponenti comunisti latino-americani.[6]
La crisi economica mondiale del 1929 aveva messo in ginocchio anche l'economia brasiliana e spezzato i vecchi accordi tra le oligarchie: nel 1930 Getúlio Vargas, espressione dei latifondisti dello Stato di Minas Gerais ma consumato populista, presentò un programma progressista e si candidò contro il paulista Júlio Prestes (omonimo, non parente di Luís Carlos), ma fu sconfitto. Lamentando brogli elettorali, Vargas reagì organizzando con successo un colpo di Stato militare - al quale aveva chiesto l'adesione di Luís Carlos Prestes, rientrato clandestinamente in Brasile, che però rifiutò di parteciparvi - impadronendosi del potere e rinnegando gran parte delle promesse elettorali. Abolita la Costituzione e sciolto il Parlamento, assunse nella sua persona il potere legislativo ed esecutivo, adottando una politica di repressione delle organizzazioni sindacali. Dovette soffocare una rivolta scoppiata a Recife nell'ottobre del 1931 e far fronte, l'anno dopo, all'insurrezione dello Stato di San Paolo.
A questo punto Luís Carlos Prestes pubblicò una lettera aperta, nella quale sosteneva la necessità che i lavoratori si ponessero alla testa di un movimento rivoluzionario: divenuto un dirigente del Partito comunista brasiliano grazie alle pressioni esercitate direttamente dal Comintern sul Partito brasiliano, Prestes si trasferì nel 1931 in Unione Sovietica, dove lavorò come ingegnere, studiò la teoria marxista e la tattica leninista e finalmente, incaricato dall'Internazionale comunista, alla fine del 1934 sembrò essere pronto per la difficile impresa di organizzare in Brasile un movimento rivoluzionario. Il Comintern, di fronte al successo del fascismo in Europa, aveva abbandonato la politica di violenta contrapposizione alle socialdemocrazie fin lì perseguita e aveva proclamato la necessità di un fronte unito contro i regimi reazionari: il 30 dicembre Olga e Luís Carlos - secondo i falsi documenti, i coniugi Olga Sinek e Pedro Fernández - partirono insieme per il lungo viaggio che doveva condurli in Brasile.[7]
Il successo della Rivoluzione bolscevica e la grave crisi economica e sociale in cui, nel dopoguerra, versava la Repubblica di Weimar, le fece ritenere che la soluzione positiva per la Germania potesse trovarsi nel socialismo e così, appena quindicenne, Olga si iscrisse al KJVD, la Lega Giovanile Comunista di Germania e, per rendersi indipendente dalla famiglia, s'impiegò come commessa in una libreria dell'elegante centro di Monaco.
Alla fine del 1923 conobbe e s'innamorò di Otto Braun (1900-1974), un colto ventitreenne comunista che aveva tuttavia già compiuto esperienze rivoluzionarie durante la fallita sollevazione spartachista del 1919, il quale la consigliò le letture necessarie per la formazione di una militante esperta. Quando questi fu chiamato dal suo Partito a Berlino, Olga non esitò a seguirlo.
Il Partito comunista tedesco, per quanto la sua attività politica fosse permessa dalle autorità, si era data anche una struttura clandestina: a Berlino andarono a vivere in una povera soffitta sulla Weserstrasse e Olga assunse il nome di Frieda Wolf Behrendt, moglie di Arthur Behrendt, ossia dello stesso Otto Braun. Nella realtà erano amanti, ma marito e moglie soltanto sulla carta, essendo allora Olga del tutto contraria al matrimonio, da lei considerata un'istituzione borghese che asserviva la donna all'uomo.
L'attività di Olga era quella consueta di ogni militante comunista: stampe di ciclostili, volantinaggi, picchetti alle fabbriche in sciopero, manifestazioni, la lettura dei classici del marxismo e le riunioni con i compagni fino a notte nella birreria Müller della Zietenstrasse.[2]
Nel 1926, mentre intanto l'influenza del Partito continuava a crescere nel paese, Olga fu promossa segretaria politica della gioventù comunista di Berlino. Nell'ottobre fu arrestata con Otto Braun con una serie di accuse gravissime: partecipazione ad associazione clandestina, tentativo di modificare con la violenza la Costituzione, alto tradimento. Accuse però senza fondamento, tanto che il 2 dicembre, dopo due mesi di interrogatori, fu rilasciata, mentre il suo compagno Otto rimase in carcere senza la possibilità di ricevere visite e ottenere assistenza legale. L'accusa nei suoi confronti era di essere una spia al soldo dell'Unione Sovietica.[3]
Quando, dopo più di un anno di carcere, l'11 aprile 1928 Otto Braun veniva condotto, direttamente dalla prigione alla stanza del giudice istruttore incaricato dell'inchiesta, nell'edificio della Corte penale di Moabit, quartiere di Berlino, un gruppo di giovani, comandato da Olga, armata di pistola, s'impadroniva del prigioniero.
L'azione fu rapida e incruenta: il gruppo riuscì a dileguarsi e vane furono le ricerche e inutile la taglia di 5.000 marchi posta sul capo dell'evaso. Otto e Olga stettero nascosti per qualche tempo a Berlino poi, in auto e con falsi documenti, espatriarono in Polonia per raggiungere in treno l'Unione Sovietica.[4]
In Unione Sovietica
A Mosca Olga ricevette il nuovo nome di Olga Sinek, entrò a far parte del Comitato centrale della Gioventù comunista internazionale («Kommunističevskij Internacional Molodeži», o KIM), e seguì un lungo corso di addestramento militare a Borisoglebsk, imparando a usare le armi, ad andare a cavallo, a pilotare aerei e a lanciarsi con il paracadute: finita la relazione con Otto Braun, alla fine del 1931, con il nome di Eva Kruger, fu inviata dall'Internazionale in missione a Parigi dove un giorno, in seguito alla sua partecipazione a una manifestazione, fu espulsa. Dal Belgio passò allora a Londra, dove fu ancora fermata dalla polizia e schedata e tornò finalmente a Mosca dove, nel 1934, fu messa in contatto con un giovane comunista brasiliano, Luís Carlos Prestes.[5]Prestes aveva alle sue spalle una vicenda politica strettamente legata alla recente storia del paese sudamericano. Dalla fine dell'Ottocento le oligarchie degli Stati di San Paolo – costituite da produttori di caffè - e quelle di Minas Gerais – legate all'agricoltura, all'allevamento del bestiame e alla produzione del latte – avevano formato all'alleanza politica, chiamata per questo motivo la «politica del caffelatte», in base alla quale alla presidenza della Repubblica federale brasiliana si sarebbero alternati i governatori di questi due Stati, che erano gli esponenti politici rappresentanti quei due maggiori potentati economici del Brasile. La ragione dell'accordo era quella di non creare conflitti all'interno della stessa classe dominante che esprimeva due tendenze politiche divergenti: quella dei produttori di caffè e della borghesia commerciale, volta all'esportazione, che necessitava di una politica economica liberista, e quella dei latifondisti, indirizzata al consumo interno e interessata a una politica di protezionismo economico. Il compromesso politico era garantito da un sistema generalizzato di corruzione: brogli elettorali, spartizioni di incarichi, favoritismi clientelari, repressione dell'opposizione politica e sindacale.
Nell'ottobre del 1924, l'ingegnere e capitano dell'esercito brasiliano Luis Carlos Prestes aveva guidato un centinaio di ribelli che, formatosi nello Stato del Rio Grande do Sul per combattere la dittatura del presidente Artur da Silva Bernardes, era risalito per il Paraná, sperando di poter sollevare altre guarnigioni per giungere al rovesciamento del regime. Prestes riuscì a formare solo un contingente di 1.500 uomini che, sviluppando una forma di guerriglia, riuscì a tenere in scacco per tre anni le forze governative senza subire sconfitte ma senza nemmeno riuscire nell'obiettivo di sollevare le masse contadine, così che nel 1927 Prestes, soprannominato il «Cavaliere della speranza» e comandante della «Invitta Colonna Prestes», sciolse il gruppo combattente espatriando in Bolivia.
Qui ricevette la visita di Astrojildo Pereira, uno dei fondatori del Partito comunista brasiliano, che lo invitò ad aderire. Prestes prese tempo: passò in Argentina e a Buenos Aires entrò in contatto con diversi esponenti comunisti latino-americani.[6]
La crisi economica mondiale del 1929 aveva messo in ginocchio anche l'economia brasiliana e spezzato i vecchi accordi tra le oligarchie: nel 1930 Getúlio Vargas, espressione dei latifondisti dello Stato di Minas Gerais ma consumato populista, presentò un programma progressista e si candidò contro il paulista Júlio Prestes (omonimo, non parente di Luís Carlos), ma fu sconfitto. Lamentando brogli elettorali, Vargas reagì organizzando con successo un colpo di Stato militare - al quale aveva chiesto l'adesione di Luís Carlos Prestes, rientrato clandestinamente in Brasile, che però rifiutò di parteciparvi - impadronendosi del potere e rinnegando gran parte delle promesse elettorali. Abolita la Costituzione e sciolto il Parlamento, assunse nella sua persona il potere legislativo ed esecutivo, adottando una politica di repressione delle organizzazioni sindacali. Dovette soffocare una rivolta scoppiata a Recife nell'ottobre del 1931 e far fronte, l'anno dopo, all'insurrezione dello Stato di San Paolo.
A questo punto Luís Carlos Prestes pubblicò una lettera aperta, nella quale sosteneva la necessità che i lavoratori si ponessero alla testa di un movimento rivoluzionario: divenuto un dirigente del Partito comunista brasiliano grazie alle pressioni esercitate direttamente dal Comintern sul Partito brasiliano, Prestes si trasferì nel 1931 in Unione Sovietica, dove lavorò come ingegnere, studiò la teoria marxista e la tattica leninista e finalmente, incaricato dall'Internazionale comunista, alla fine del 1934 sembrò essere pronto per la difficile impresa di organizzare in Brasile un movimento rivoluzionario. Il Comintern, di fronte al successo del fascismo in Europa, aveva abbandonato la politica di violenta contrapposizione alle socialdemocrazie fin lì perseguita e aveva proclamato la necessità di un fronte unito contro i regimi reazionari: il 30 dicembre Olga e Luís Carlos - secondo i falsi documenti, i coniugi Olga Sinek e Pedro Fernández - partirono insieme per il lungo viaggio che doveva condurli in Brasile.[7]
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