Oltre cento persone hanno assistito ieri sera al dibattito organizzato dall’Unione Inquilini alla ex caserma Del Fante occupata. Quasi 3 ore di interventi e dibattito che hanno affrontato il tema attualissimo dell’abitare legato alla perdita del lavoro nel contesto della crisi economica.
Dopo un intervento introduttivo di Daria Faggi (Unione Inquilini) davanti a una platea arricchita dal numeroso comitato degli sfrattati è stata la volta di Diego, uno degli occupanti della ex caserma, che ha descritto dal punto di vista precario il diritto all’abitare. Nel contesto livornese segnato dal record di disoccupazione giovanile nel centro nord, da un lavoro sempre più precario e stagionale, la figura del precario non è contemplata nelle misure di intervento pubblico sulla casa. Il precario spesso non ha famiglia e con ciò non acquisisce abbastanza punti per accedere alle graduatorie dell’edilizia residenziale pubblica. Ma allo stesso tempo non ha reddito sufficiente e continuativo per accedere al mercato dell’affitto e non ha abbastanza garanzie per partecipare alle varie misure alternative proposte dagli enti, come l’agenzia per gli affitti. Infine ha rivendicato l’occupazione della ex caserma come un’azione legittima per far emergere questo problema e far uscire l’amministrazione dall’impasse. Allo stesso tempo non c’è nessuna intenzione di trasformarla in un’azione simbolica e l’occupazione andrà avanti con nuclei di persone che ci stanno già abitando dopo un duro mese di lavoro per ripristinare una situazione vivibile in un luogo abbandonato a se’ stesso.
Poi è stata la volta dell’assessore regionale Salvatore Allocca (in quota Federazione della Sinistra) che ha delineato i passaggi storici che hanno portato a questa situazione di esclusione e insostenibilità dell’abitare ed ha illustrato gli interventi e i finanziamenti disponibili a livello regionale. Come premessa ha tuttavia posto l’attenzione sul fatto che di fronte ad un’assenza di norme e di fondi disponibili a livello nazionale, gli enti locali possono fare poco di strutturale ma solo tappare delle falle.
Detto questo, ha snocciolato delle statistiche interessanti: nel 2009 in Toscana ci sono stati poco più di 4600 sfratti, nel 2010 poco più di 4800. Numeri da brividi a fronte di una disponibilità di 300 milioni di euro di finanziamento che ha la Regione, una cifra che a mala pena ce la farebbe a arginare la situazione della metà di queste famiglie. E non solo, se in passato ogni 6 sfratti 5 erano per finita locazione e 1 per morosità , oggi il dato si è invertito. Per questo la Regione Toscana metterà a disposizione un fondo per gli sfrattati da 4 milioni in modo tale da poter elargire 1500 euro per ogni famiglia sfrattata. Un brodino caldo che strutturalmente non cambia nulla ma che avrebbe anche bisogno di una partecipazione al fondo delle amministrazioni comunali.
E’ interessante tuttavia capire come si è arrivati a questa situazione di insostenibilità , anzi di prossima esplosione. Con i 400.000 posti di lavoro che si prevede di perdere a livello nazionale con la crisi è chiaro che molte famiglie e molti singoli non riusciranno più a pagare mutui e affitti. Per questo come prima misura serve combattere per una moratoria di almeno un anno su sfratti e pignoramenti per chi perde lavoro.
Ma perchè il mercato degli affitti e della casa è così alto? Allocca ha illustrato due passaggi fondamentali nella storia di questo paese. Il primo è l’abolizione dell’equo canone che ha messo sul mercato un bisogno primario come la casa e gli affitti. Ma ancora di più è stato tutto il gioco speculativo intorno ai terreni. Con la conversione dei terreni agricoli o industriali ad edificabili la rendita immobiliare è diventata un gigantesco gratta e vinci per i proprietari con l’ennesimo spostamento di ricchezza dai salari alle rendite che hanno contraddistinto gli ultimi 20 anni di questo paese.
Ed è da qui che è ripartito Giorgio Cremaschi (Comitato Direttivo Fiom) con il grande crack americano del 2008 iniziato proprio per le speculazioni finanziarie sulla casa. Negli Usa infatti le banche hanno prestato soldi a chiunque, giocando sulla rivalutazione del valore delle case. Il tutto sapendo che con i salari da fame conseguenti all’abbattimento del costo del lavoro (Chrysler e Marchionne hanno colpito anche lì) e con la disoccupazione, molti non sarebberio stati in grado di restituirli. Allora le banche hanno fatto dei pacchetti di derivati (i famosi subprime) da mettere sul mercato finanziario e con la complicità delle agenzie di rating (come Goldman Sachs per cui lavorava Monti) che hanno dato ottime valutazioni, questa spazzatura si è abbattuta sulle banche europee e mondiali che poi sono state ripianate coi nostri soldi. Basta pensare che solo in Europa i governi (quindi noi) hanno elargito oltre 4000 miliardi di euro alle banche per tappare la falla dei titoli tossici. Per capire l’entità di questa cifra basta confrontarla con i 1900 miliardi che è l’ammontare del debito pubblico italiano.
Ma Cremaschi non poteva soffermarsi sul dato politico (cosa che Allocca ha cercato di evitare vista la composizione Frankeinstein della giunta toscana con la Federazione della Sinistra in maggioranza). Ed ha posto una questione importante, un paletto di unità fra le forze politiche e sindacali: o con Monti o contro di Monti. Con Marchionne o contro Marchionne. E proprio su questo punto è partito un siluro a Bersani reo di appoggiore semiclandestinamente il governo dei tagli a pensioni e salari oltre che aver spianato la strada a Marchionne definendo la situazione di Pomigliano “un’eccezione†che poi invece alla luce dei fatti è diventata un cavallo di Troia per tutto il mondo Fiat e presto lo sarà per tutto il modno produttivo. Senza considerare che Ichino (Pd) sta lavorando per l’abolizione dell’art.18 per i neoaasunti.
Ultimo punto quello del debito. Cremaschi ha ribadito che nel paese deve crescere un movimento che rifiuta di pagare quella parte del debito creato dalla spaculazione finanziaria e dai tassi di usura sui titoli di stato. Il prossimo 17 dicembre a Roma si ritroverà il comitato “Fermiamoli!†proprio per affrontare questo tema.
Casa-lavoro-debito: l’alternativa politica e le rivendicazioni non possono che passare da questo trittico
red. Di Senza Soste: 1 dicembre 2011
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