18 set 2011

Noi Siamo I Comunisti


quelli che seguono sono i contenuti di un volantino che ha accompagnato la prima esecuzione "dal vivo" della nostra canzoncina "Noi siamo i comunisti", avvenuta il 13 agosto 2011 alla Festa di Liberazione di Pietrabuona (Pescia).
Segue il video.
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§ Noi siamo i comunisti §

/testo: Serena S. Madhouse- Musica: DottorZeroTrash/

-coro russo: Fabio Rapatmax, Joe Natta, DottorZeroTrash-

I bambini noi mangiam

Perché

Siamo i comunisti che nel gelo dell’inverno.

Dentro un’isba noi viviam

E ci scaldiamo col fuoco della povertà;

E ci mangiamo i bimbi

Che qua portiamo.

Noi siam…

Noi siamo i comunisti

Dal freddo veniamo

Noi siamo i comunisti

I bimbi noi mangiamo

Noi siamo i comunisti

Dal freddo veniamo.

Noi siamo i comunisti

I bimbi noi mangiamo.

Dalla steppa noi cantiamo per te

Siamo i comunisti che

Dal cuore della Russia

Dalla neve noi veniam

E ci scaldiam col grasso della società

Mangiando i vostri bimbi che qua portiam.

Noi siam…

Noi siamo i comunisti

Dal freddo noi veniamo

Noi siamo i comunisti

I bimbi noi mangiam

Noi siamo i comunisti

Dal freddo veniam

Noi siamo i comunisti

I bimbi noi mangiam.

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I bambini noi mangiamo…Perché? ?

-Le origini-

Sul finire del 2oo8 abbiamo avuto l’idea di realizzare questo progetto, nato un po’ per gioco un po’ per rabbia, con un brano, quasi una filastrocca infantile, che ci sembrava perfetto come canzone natalizia vista la situazione in cui vivevamo (e che subiamo ancora). Questo continuo scaricare le responsabilità e le colpe sugli altri, spesso (sempre?) sui “comunisti”: soggetti non ben identificati, spesso campati in aria e decontestualizzati. A quanto pare nel nostro Paese questa è una formula che funziona… piuttosto bene!

E’ una tradizione vincente che vide la luce nei primitivi inizi del secondo dopoguerra, quando dai pulpiti delle chiese iniziava una trionfante e cinica propaganda anti-comunista, che usava e sfruttava il dolore di tante famiglie italiane, mamme, mogli e sorelle che avevano un figlio disperso o un loro caro e che cercavano conforto nelle parole bugiarde di questi preti di regime. Non è che vogliamo fare di tutta l’erba un fascio (!), perché ci furono anche eccezioni, ma la consuetudine voleva tutti i dispersi italiani prigionieri dei nemici comunisti, quando in realtà molti soldati italiani erano morti in battaglia o per le ferite che non potevano curare o per la fame e il freddo che “chi di dovere” non aveva né previsto, né considerato. In più c’erano malattie (soprattutto per chi andò prigioniero nei campi di lavoro sovietici) come il tifo petecchiale, il colera e altre epidemie. E come tutti dovremmo ormai sapere, male armati e peggio equipaggiati per superare la sfida del Generale Inverno.

Così mentre in Italia nasceva il mito del comunista mangiabambini, nella sterminata Russia molti nostri soldati, tornati poi malconci ma vivi e con la volontà alla fine di raccontare come andarono veramente le cose, furono aiutati dai civili russi che non se la passavano meglio. E furono soprattutto le mamme russe a riconoscere, ad esempio, nel modo di camminare un principio di congelamento che poi curarono, a ospitare al caldo della loro isba chi rischiava di morire assiderato. Tra le tante difficoltà le fragili isbe russe rappresentavano la famiglia e soprattutto la Pace e l’umanità, offerta dal “nemico”, mentre i veri nemici dei nostri soldati, e degli italiani tutti, si trovavano a Roma!

Questo è lo spirito che ci ha portato a questo progetto che è stato tanto criticato dal momento della sua pubblicazione su Youtube e spesso non compreso, forse volutamente. Nell’esecuzione della musica (originale e interamente composta per la forma orchestrale) si è voluto “scimmiottare” rispettosamente il Coro Dell’Armata Rossa, sperando anche con un po’ d’ironia, di aver reso onore a tutti quelli che hanno sofferto queste vicissitudini.

A sollevarci il morale sono arrivati complimenti da Leningrado, per il brano e per le immagini storiche usate nel video! A voi il giudizio. Buon ascolto spensierato e divertito con JOE NATTAZLe Menti Malate!

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Dal cuore della Russia

I brani che seguono (testimonianza di Giuseppe “Beppe” Lamberti, comandante del Cervino, gruppo sciatori)sono tratti da LA STRADA DEL DAVAI di Nuto Revelli- Einaudi.

Non tutti sanno o vogliono capire che l’Unione Sovietica è dissanguata. Non si vedono o non si vogliono vedere gli sforzi e i sacrifici della popolazione civile che a volte sta peggio di noi.

Molti raccontano fino alla nausea la loro dolorosa storia personale mettendo in primissimo piano “l’inumanità” del popolo russo. Nulla sanno e nulla vogliono sapere della storia di questo popolo, delle immense sofferenze che il popolo russo subì e sta subendo per colpa dell’invasione tedesca della quale noi siamo stati , anche se incoscientemente, fautori e sostenitori.

Ricordo che durante la ritirata, con pochi superstiti ancora al mio fianco, fummo creduti tedeschi dai partigiani che ci catturarono. Indossavamo le tute bianche del Cervino, eravamo armati. Ci misero al muro per fucilarci.

Per caso fu chiarito l’equivoco. E quantunque fossimo in piena battaglia , l’ufficiale dell’esercito rosso che annullò la decisione partigiana di fucilarci dimostrò di comprendere la tragica situazione degli italiani. Ci catalogò infatti con queste parole: “Illusi al seguito degli altri”.

Con l’agosto del 1945 la fine della guerra porta nei campi di prigionia la speranza di un immediato rientro in Patria. Ma soltanto nell’autunno le prime tradotte di prigionieri muovono verso l’Italia.

Non rimpatrio con i “benpensanti”, molti dei quali hanno avuto la… precedenza e sono partiti con le primissime tradotte: rimpatrio nell’agosto del 1946 con gli ultimi.

Sulla strada del ritorno, a Mosca, lunga sosta con altri ex prigionieri italiani nella stazione ferroviaria.

Un vecchietto in paziente attesa sotto la pensilina vuol sapere chi siamo.

“Prigionieri italiani”, è la nostra risposta.

“E dove andate?”

Domoi, a casa”.

Il vecchietto allora agita bonariamente in aria il bastone su cui si reggeva, appare meno esile, più vivo. “Per questa volta è andata così,- conclude- ma se tornerete ancora una volta anch’io vi romperò la testa”.

E’ tutta in quest’episodio l’espressione dell’animo russo che sa discernere tra Italia e fascismo, tra italiani e tedeschi; quell’animo russo che avvertiva come anche noi fossimo vittime di una colossale avventura.

Idea & testo di: Serena S, Madhouse

E con la preziosa partecipazione di:

Marco Sabattini (DottorZeroTrash)

Joe Natta e Fabio Rapatmax

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cercate il video di “NOI SIAMO I comunisti” SU YUOTUBE

P.S. la scena finale del video e’ tratta dal film del 1949 “La caduta di Berlino

Di Michail Chiareli





















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