5 ott 2011

La Storia di Angelo Sbrana (pisano e anarchico)

L'anarchico Angelo Sbrana

Franco Bertolucci narra la storia della prima vittima civile pisana in un campo di concentramento tedesco

6a2dfca34710979d248ad57bb81a709c Angelo Sbrana il primo a sinistra in piedi con gli altri delegati della Commissione dei ferrovieri durante le trattative con il governo nel gennaio 1920

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Al cimitero vecchio di Pisa all'ingresso, sulla sinistra sopra la tomba di Ugo Rindi, è posta una lapide in marmo dedicata ad Angelo Sbrana. Questo nome ai più risulterà sconosciuto e anche prendendo qualche libro di storia locale difficilmente si potrà trovare qualche notizia su di lui.

La lapide al cimitero, a sei anni dalla morte, fu posta dai ferrovieri e dagli anarchici e riporta precisamente il luogo e la data della scomparsa di Sbrana: Caen 1° agosto 1941. Il marmo ci dice qualcosa in più, Sbrana morì in un campo di concentramento per le sofferenze patite. Le poche notizie ricavate dalla lapide ci permettono però di intuire chi fosse

Angelo Sbrana: nato a Pisa l'11 gennaio 1885, ferroviere, sindacalista di idee anarchiche e convinto antifascista. Il suo ricordo però si ferma qui, a oggi incredibilmente nessuna delle pubblicazioni riguardante le vittime pisane nei campi di concentramento riporta il suo nome. Anche la memorialistica antifascista lo ha dimenticato, ad esempio nel volume "Resistenza ai giorni nostri" curato dall'ANPI di Pisa nel 2005 non c'è nessun accenno alla sua vicenda. Le cause di questo oblio possono essere molteplici, sia di ordine storico, sia politico ma entrambe hanno origine nell'oblio della memoria collettiva e sociale di questa città. Capita sempre più frequentemente in questi ultimi decenni che, tra il passaggio da una generazione all'altra di cittadini, si perda la memoria profonda della storia e i valori dell'antifascismo, delle donne e degli uomini che combatterono la dittatura di Mussolini.

Sulle tracce delle sue attività, anni addietro, abbiamo potuto consultare il suo voluminoso fascicolo conservato nel Casellario politico presso l'Archivio centrale dello Stato. Il fascicolo ci dice subito chi fosse Sbrana e in quale contesto sociale e storico si sia formato. Figlio di Assunta Sbrana, da giovane entra in ferrovia come macchinista. In quel tempo Pisa era per i macchinisti un centro d'importanza nazionale, vi aveva fatto il suo apprendistato Augusto Castrucci, uno dei fondatori del Sindacato di categoria. Quest'ultimo, anche lui nato a Pisa, aveva fondato nel 1908 il periodico «In Marcia!», che per oltre quindici anni orientò e guidò le lotte di rivendicazioni dei macchinisti. Castrucci come Sbrana era anarchico e a Pisa in quel tempo la comunità degli anarchici vantava un discreto seguito tra i lavoratori. Le voci degli anarchici, da Pietro Gori a Errico Malatesta (in città oggi due strade ricordano questi straordinari personaggi dell'anarchismo italiano), erano assai ascoltate e in alcuni quartieri della città, come S. Antonio, Porta a Mare, S. Michele degli Scalzi la domenica si potevano incontrare numerosi gruppi di lavoratori che diffondevano e leggevano il settimanale «L'Avvenire anarchico», stampato dalla tipografia Germinal in via la Nunziatina. In questo ambiente Sbrana si formò e ben presto divenne un abile organizzatore sindacale e la polizia iniziò a tenerlo d'occhio. Così viene descritto in un rapporto della Prefettura di Livorno dell'agosto del 1917: "Fa attiva propaganda dei suoi principii ed è pericoloso, specie nelle emergenze di turbamento dell'ordine pubblico.

Capace per i suoi sentimenti rivoluzionari di istigare i compagni a ribellarsi agli ordini delle Autorità, verso le quali si è dimostrato sempre sprezzante ed altero". Nel primo dopoguerra è tra i principali esponenti del sindacato ferrovieri, tra gli agitatori più in vista delle lotte sociali e di categoria, partecipando come delegato a numerosi congressi sindacali. Collabora a vari periodici come «In Marcia!», la «Tribuna dei ferrovieri» e «Guerra di classe» l'organo dell'Unione sindacale italiana (USI). Nel sindacato difende sempre l'autonomia dell'organizzazione di classe dall'influenza dei partiti politici. Nel gennaio del 1920, durante il lungo sciopero dei ferrovieri, è uno dei delegati nazionali, insieme a C. Benassi, A. Castrucci, G.B. Costa, A. Papetti e C. Signorini, del "Comitato di agitazione dei ferrovieri", nelle trattative con il primo ministro Nitti. Il confronto con il governo, storico nella lunga vicenda del sindacato, si conclude con una vittoria dei ferrovieri che strappano miglioramenti salariali e contrattuali.

Su incarico del sindacato Sbrana, durante tutto il 1920 e l'anno successivo, si sposta come segretario propagandista in molte località soprattutto del sud Italia. I rapporti di polizia lo segnalano in Sardegna, a Cagliari e a Sassari, poi in Calabria, a Catanzaro e a Reggio Calabria ed infine in Sicilia. Tutta questa attività non sfugge alle attenzioni delle autorità sia di polizia, sia dell'Amministrazione delle Ferrovie che, subito dopo lo sciopero "legalitario" dei primi dell'agosto del '22, provvedono a licenziarlo. In più d'una occasione i fascisti cercano di aggredirlo ma il militante pisano riesce a fuggire e nel 1923 passa clandestinamente la frontiera a Innsbruck (Austria) e successivamente in Francia raggiunge la colonia dei fuorusciti antifascisti. A Parigi Sbrana non cessa la propria attività, sempre sorvegliato dalla polizia segreta fascista, che lo teme per il suo ardimento e le sue capacità organizzative. Il 5 e 6 settembre del 1926 è presente al congresso dei profughi dell'Unione sindacale italiana ed entra a far parte del Comitato d'emigrazione dell'organizzazione sindacale libertaria. Nel 1929 Sbrana, su pressioni del governo italiano, è espulso dalla Francia.

Come molti altri antifascisti, si rifugia in Belgio senza smettere la propria attività politica e sindacale. Nel 1930 i rapporti di polizia lo segnalano in Italia, dove sarebbe rientrato per prendere contatti con i gruppi clandestini dell'USI.

Sfuggito alle ricerche della polizia fascista e ritornato in Francia, è indicato dalle autorità francesi come organizzatore dei gruppi sindacalisti libertari a Bourges e per questo viene arrestato diverse volte. Allo scoppio della Guerra civile spagnola è tra i principali sostenitori del "Comitato Pro Spagna antifascista". L'invasione della Francia da parte dell'esercito tedesco lo trova ancora sulla "barricata". La polizia fascista continua a dargli la caccia nella speranza di un passo falso, ma Sbrana riesce a sfuggire e non per questo abbandona il campo della lotta politica. La sua attività ha però i giorni contati, la Gestapo è sulle sue tracce e riesce ad arrestarlo alla fine del 1940, internandolo nel campo di concentramento di Caen dove, a causa delle dure condizioni di vita e per i maltrattamenti, muore il 1° agosto del 1941.

Pisa ha un debito con Sbrana e molti altri, che non vengono più ricordati. La città, dovrebbe con maggior vigore, vincere la propria amnesia, non dimenticare i propri figli che hanno dato la vita per la libertà e la giustizia sociale. Ad

Angelo Sbrana si dovrebbe ontitolare una via o una piazza e far conoscere alle nuove generazioni la sua vita e il suo impegno per una società più libera, giusta ed egualitaria.

Bibliografia minima:

A. Castrucci, Battaglie e vittorie dei ferrovieri italaiani (Cenni storici dal 1877 al 1944), Milano, 1945 (rist. Milano, 1988).

Grande adunata di ferrovieri e di compagni a Pisa per ricordare Angelo Sbrana, «Umanità nova», 17 ago. 1947.

Il Sindacato Ferrovieri Italiani dalle origini al fascismo 1907-1925, a cura di M. Antonioli e G. Checcozzo, Milano, 1994.

F. Bertolucci, Note per una biografia di Angelo Sbrana (1885-1941), «Biblioteca Franco Serantini, bollettino bibliografico», gen.-giu. 1995, pp. 31-35.

Franco Bertolucci
(direttore della Biblioteca Franco Serantini)











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